Gengis Kahn, il grande guerriero mongolo e la Carne Secca: quale il legame?
Gengis Kahn, il grande guerriero mongolo e la carne secca: quale il legame? I Mongoli tradizionalmente erano e sono un popolo nomade. Fin da bambini addestrati a vivere a cavallo, a dormire e mangiare in sella percorrendo lunghissime distanze, i mongoli avevano sviluppato una tecnica per conservare la carne.
Dopo aver tagliato la carne in sottili strisce, le frapponevano tra il dorso del cavallo e la sella; il calore e il sudore salino dell’animale e l’incessante sobbalzare frollavano, seccavano la carne e la preservavano. La carne secca così prodotta poteva essere consumata direttamente in sella, non richiedeva il fuoco, e quindi legna in una zona brulla; inoltre, l’assenza del fuoco rendeva invisibile l’accampamento ai nemici.
Il clima secco della Mongolia aiuta sia la preparazione che la conservazione di quella che, in mongolo, si chiama “borts” (борц) e significa appunto “carne secca”. Questo metodo di conservazione fa diminuire notevolmente il volume della carne; una volta essiccate potevano essere macinate per produrre una polvere fibrosa tradizionalmente conservata in sacchetti di lino che consente il contatto con l’aria.
Si narra che attraverso questo procedimento la carne di un’intera vacca potesse essere conservato nella vescica essiccata di una mucca. Un pizzico di polvere di “borts” poteva nutrire molte persone in forma di zuppa. Le carni della tradizione sono il manzo, la capra, il cavallo o lo yak.