“Settembre, andiamo è tempo di migrare…” così il poeta iniziava una celebre poesia dedicata alla Transumanza dei pastori.
Dal latino trans, attraverso e humus, terreno: transitare sui luoghi. Oggi è patrimonio dell’UNESCO.
Settembre è il mese della” transumanza” in cui i pastori ripartono per lo spostamento delle greggi verso sud, per cercare d’inverno pascoli non ghiacciati e climi più miti, percorrendo le vie naturali dei “tratturi”. A maggio, lo spostamento è di nuovo verso nord, per tornare a casa, alla ricerca di erbe montane appena spuntate dopo lo scioglimento delle nevi, su pascoli mantenuti verdeggianti dal clima.
Il legame tra l’Abruzzo e il Gargano è sempre stato forte, visto che, anticamente, le date di apertura e di chiusura della dogana e della transumanza nel Tavoliere (29 settembre e 8 maggio) coincidevano con i due annuali pellegrinaggi al santuario di San Michele sul Gargano nonché con la stessa festa di San Michele Arcangelo (29 settembre) e con la leggendaria data dell’apparizione dell’Angelo (maggio del 490). Le fasi di monticazione e demonticazione scandivano questo antichissimo rito.
I pastori si sono mossi indisturbati per secoli nel centro-sud Italia conio proprio bestiame. Hanno creato vere e proprie autostrade verdi dette “tratturi” in tutto il territorio.
Nella mappa si vede l’estesa rete dei tratturi che copre le regioni Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata e Lazio.
Lungo i tratturi si sono mosse le tradizioni pastorali, il folklore, gli animali, le genti e gli usi culinari.
Ricordate quando abbiamo parlato della Musciska? Lungo le vie dei pastori la tradizione si è diffusa con un altro nome: coppiette. Troviamo conferma di questa ipotesi nel fatto che a Pescasseroli la carne secca si chiama mescica, micischia, o vicischia, vicicchia, mucischia, a seconda delle varie dizioni locali.
La cultura pastorale è una cultura del recupero. Quando oggi un trattore cessa di funzionare, viene portato dalla sfascia carrozze. Un tempo, quando il “trattore” era un animale, a fine carriera si macellava si usava per sfamare la famiglia.
La materia prima delle coppiette erano gli animali della Transumanza: capre, pecore, bovini, suini, equini. Gli animali vecchi o malati venivano “recuperati” in questo modo.
Il nome “coppiette” deriva dall’usanza di appendere le strisce di carne a coppie su un filo tirato sulla cappa del camino. Nell’arco di tre giorni la temperatura del camino seccata ed affumicava la carne.
I pastori avevano dunque a disposizione la carne secca, uno snack proteico con il quale nutrirsi nel corso della giornata di lavoro, senza dover sostare.